In occasione del suo ritorno sul set con il recente «Amichemai», primo film realizzato dopo più di vent’anni di assenza dalle scene cinematografiche, il documentario «Nichetti Quantestorie» ripercorre le tappe decisive della poliedrica carriera del regista-attore milanese Maurizio Nichetti, dando vita a un viaggio a ritroso nella straordinaria avventura professionale di un autore capace di reinventare la matrice eminentemente realista che da sempre caratterizza il cinema italiano attraverso un’inedita proposta estetica, fondata su un forte sperimentalismo tecnico e, soprattutto, su un’inarrestabile tensione fantastica e visionaria. Dopo una breve introduzione dedicata ai primi passi compiuti dal giovane Nichetti nell’effervescente mondo del teatro milanese degli anni ’70 e alla successiva fondazione – insieme a Osvaldo Salvi, Giorgio Cardarelli e Jolanda Cappi – del gruppo/scuola di mimo
Quelli di Grock, il documentario si concentra sulla lunga collaborazione che lega, negli anni ’70, Maurizio Nichetti e Bruno Bozzetto, maestro del cinema d’animazione italiano. Dal 1971 al 1978, infatti, Nichetti lavora come sceneggiatore per la Bozzetto Film, contribuendo a dar vita a spot pubblicitari e film iconici, come la celebre serie di corti e lungometraggi dedicati al Signor Rossi e il leggendario «Allegro non troppo» (1976). Successivamente, il documentario si concentra su quello che può essere considerato il crocevia decisivo della carriera di Nichetti: l’ideazione, la genesi e la realizzazione di «Ratataplan» (1979), esordio al lungometraggio del regista, prodotto da Franco Cristaldi con appena cento milioni di lire e destinato a diventare uno dei più grandi successi italiani della stagione. Dopo aver ripercorso la straordinaria storia produttiva del film, il documentario si apre al racconto della progressiva affermazione di Nichetti come regista cinematografico. Forte dell’incredibile successo di«Ratataplan», infatti, il cineasta meneghino realizza nel giro di vent’anni alcuni dei film più originali della storia del cinema italiano, imponendosi – scrive Gianni Canova – come autore di un «realismo fantastico in bilico tra clownerie e surrealtà», capace di trapiantare la comicità surreale e trasognata di Buster Keaton e Jacques Tati nella cornice realistica della storia italiana. Nascono così film unici come «Ho fatto Splash» (1980), «Domani si balla!» (1982), «Ladri di saponette» (1989), «Volere volare» (1991), «Stefano Quantestorie» (1993), «Luna e l’altra» (1996) e «Honolulu Baby» (2001). Attraverso i materiali di repertorio, le testimonianze dei collaboratori di Nichetti e quelle dello stesso regista, il documentario ricostruisce dunque i percorsi produttivi e le storie realizzative delle sue opere, cercando di evidenziare, allo stesso tempo, l’assoluta peculiarità del cinema nichettiano rispetto al contesto italiano. Oltre che sulle componenti surreali e fantastiche dei suoi film, un focus particolare è riservato allo sperimentalismo tecnico che caratterizza l’intera opera di Nichetti, un sistema estetico capace di mescolare le configurazioni del cinema, dell’animazione, della tv e della pubblicità, di creare artigianalmente effetti speciali al tempo inediti, di concepire (molti anni prima del fenomeno Roger Rabbit) la coesistenza fra attori in carne ed ossa e cartoni animati.
