Schede primarie

In una piccola cittadina coreana, Do-Joon è un ragazzo mentalmente ritardato che vive solo con sua madre, la quale sbarca il lunario tagliando foglie di tabacco e praticando l’agopuntura senza licenza. E’ molto protettiva verso suo figlio e disapprova il suo unico amico, un bulletto borderline di nome Jin-tae. Quando viene trovato il cadavere di Ah-Jung, una ragazza del posto, Do-Joon, che la sera del delitto si trovava nelle vicinanze, viene accusato dell'omicidio e arrestato. Do-Joon non ricorda nulla della sera in questione e la madre, certa della sua innocenza, supplica invano Je-Mun, uno degli ispettori che hanno arrestato il figlio, di approfondire le indagini che in effetti erano state svolte piuttosto sommariamente. Dopo aver licenziato l’avvocato da lei assunto per la difesa, che si era rivelato davvero poco professionale, la madre decide di investigare da sola. Scopre che Ah-Jung si prostituiva in cambio di riso e che scattava foto col suo cellulare agli uomini con cui aveva rapporti. Con l’aiuto di Jin-tae, di cui inizialmente sospettava, recupera il telefonino di Ah-Jung. Mostra le foto a Do-Joon, che nel frattempo ha ricordato d’aver visto un uomo, e il ragazzo identifica un anziano robivecchi. L’uomo le rivela di aver assistito all’omicidio e a sorpresa viene fuori che il colpevole è proprio Do-Joon il quale colpì la ragazza con una grossa pietra in uno dei suoi soliti scatti d’ira che si innescavano quando qualcuno lo chiamava “ritardato”. Presa dalla disperazione la madre uccide il robivecchi e da fuoco alla sua casa. Poco dopo, JP, un ragazzo affetto da sindrome di down e ricercato perché scappato dal sanatorio, viene trovato con la maglietta sporca del sangue di Ah-Jung e arrestato per il suo omicidio. La polizia non crede a JP quando spiega che la ragazza ha avuto un’emorragia nasale durante un rapporto sessuale. Do-Joon viene scagionato. La madre tace con la coscienza sporca.